Progetto Lepre

L’andamento delle popolazioni di Lepre comune nella penisola italiana non è uniforme. Tale declino sembra non essere causato da un ciclo di fluttuazioni naturali di abbondanza, ma da altri fattori, quali la trasformazione degli agro-ecosistemi, lo sviluppo della rete stradale con il conseguente aumento del traffico, l’inquinamento ambientale, la diffusione dell’European Brown Hare Syndrome (E.B.H.S), la predazione (soprattutto da parte della volpe), l’aumento del randagismo canino, il bracconaggio, l’eccessivo prelievo venatorio e le pratiche gestionali scorrette. A tale scopo, sotto la direzione scientifica del dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze, nel 2010 e 2011, è stato deciso di mettere in atto uno studio ad hoc per valutare la dispersione e le preferenze ambientali della lepre in un’area intensamente coltivate della provincia di Pisa (ZRC di Volterra).

Anno 2010

Nel 2010 sono stati monitorati, mediante collari GPS, n. 10 soggetti catturati in una AFV della Provincia di Pisa. Nei 2 mesi di monitoraggio è stato acquisito un punto GPS ogni 6 ore e con cadenza mensile la geolocalizzazione è stata intensificata acquisendo un fix ogni 20 minuti dalle 22.00 alle 4.00 del mattino seguente. Questo protocollo di lavoro ha permesso di ricostruire gli spostamenti immediatamente successivi al rilascio, la costituzione di aree vitali in un territorio per questi soggetti ignoto e la scelta degli ambienti idonei al covo.Dopo oltre un mese di monitoraggio, n. 3 lepri hanno perso il collare a causa dell’allentamento del cinturino e di un soggetto ne è stato accertato il decesso dovuto a cause indeterminate. I restanti n.6 soggetti sono stati monitorati sino all’esaurimento delle batterie dei collari.Dopo il rilascio, gli animali,  hanno avuto un comportamento di tipo dispersivo ed esplorativo per circa una settimana con un raggio di dispersione massimo di 2 Km dal punto di rilascio. Successivamente hanno stabilito le loro aree vitali, tutte caratterizzate dalla presenza di incolti principalmente utilizzate come covi diurni.

Anno 2011

Ad agosto 2011 sono stati catturati, marcati e rilasciati 5 soggetti adulti all’interno dell’area di studio. Questi sono stati monitorati per 6 mesi, sino alla loro ricattura, avvenuta a gennaio 2012. Durante questo lasso temporale è stato acquisito un fix (rilievo della posizione geografica mediante geolocalizzazione) ogni 4 ore e mediante radiotelemetria VHF è stata verificata in situ, settimanalmente, l’effettiva posizione dell’animale.Gli home range rilevati, stimati con il metodo Kernell, avevano una superficie variabile tra 31,4 e 9,6 ettari. Le analisi effettuate sulle preferenze ambientali, mediante test del χ2 con intervalli fiduciali di Bonferroni, hanno rilevato una predilezione per i terreni a riposo, che rispetto agli incolti, sono caratterizzati da una vegetazione più bassa e meno densa. Tali caratteristiche, oltre ad offrire un sito idoneo per il rifugio diurno, offrono le risorse pabulari necessarie, o almeno dispone di una maggior disponibilità di alimento rispetto agli habitat circostanti, in larga parte costituiti da stoppie di grano e calanchi. Durante il periodo estivo, habitat notoriamente evitati dalla lepre, come boschi e zone urbanizzate, siano stati utilizzati in maniera proporzionale alla disponibilità sul territorio. L’uso del bosco può essere legato alle elevate temperature diurne che spingono le lepri a trovare un riparo in zone maggiormente ombreggiate.

Conclusioni

Una corretta gestione di una ZRC dovrebbe prevedere la programmazione di miglioramenti ambientali che forniscano sia fonti alimentari che riparo. Da un punto di vista gestionale è possibile individuare nei terreni a riposo un importante habitat da considerare come miglioramento ambientale finalizzato al potenziamento delle popolazioni di lagomorfi. Le stoppie di grano che rappresentano un ambiente fortemente rappresentativo dell’area di studio sono stranamente risultate non idonee alla specie, sia da un punto di vista alimentare che di rifugio.

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